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I film degli anni ’40 - ’50 - ’60

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I film degli anni ’40 - ’50 - ’60
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#1 ROMA CITTÀ APERTA

Anno: 1945
Durata: 100 minuti
Genere: drammatico, guerra
Regia: Roberto Rossellini
Interpreti e personaggi
Anna Magnani: Pina
Aldo Fabrizi: Don Pietro Pellegrini

Capolavoro del Neo-Realismo italiano, nominato agli Oscar e premiato al Festival di Cannes, Roma città aperta è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale.

Dopo l’armistizio di Cassibile del 3 settembre 1943, giorno in cui l’Italia si arrende agli Alleati che però non sono ancora giunti nella Capitale occupata dai tedeschi, si intrecciano le vicende intense e tragiche di Giorgio Manfredi, militante comunista e uomo di spicco della resistenza, Francesco, tipografo antifascista, Pina, vedova madre d'un bambino, Lauretta, sorella di Pina, artista, Marina, legata sentimentalmente a Manfredi, e Don Pietro, parroco benvoluto e rispettato da tutti che difende e aiuta perseguitati politici e partigiani.

Il film fu girato a guerra appena terminata, con pellicole scadute e un set di fortuna.
Per il personaggio di don Pietro, Rossellini si ispirò alle figure di don Luigi Morosini e don Pietro Pappagallo, impegnati nel fornire aiuto ai perseguitati del nazi-fascismo.
Pina, invece, si ispira a Teresa Gullace, simbolo della resistenza romana alla spietata occupazione tedesca, uccisa da un colpo di pistola di un soldato nazista mentre tentava di parlare al marito prigioniero.

Luoghi:
Galleria Sciarra
Piazza di Spagna
Ostiense

#2 LADRI DI BICICLETTE

Anno: 1948
Durata: 93 minuti
Genere: drammatico
Regia: Vittorio De Sica
Interpreti e personaggi
Lamberto Maggiorani: Antonio Ricci
Enzo Staiola: Bruno Ricci
Lianella Carell: Maria Ricci

La storia di Antonio Ricci, un uomo qualunque che lotta ogni giorno per riscattarsi dalla miseria e dare un futuro alla propria famiglia, si svolge nella Roma del secondo dopoguerra.

La vicenda è imperniata sul furto del suo bene materiale più prezioso: una bicicletta, unico mezzo che possa garantire la sussistenza dei suoi cari. Acquistata con grandi sacrifici, gli viene rubata il primo giorno di lavoro.

E allora seguiamo Antonio e suo figlio in giro per la città impegnati in una disperata, quanto infruttuosa, ricerca del mezzo. Indimenticabile l’ultima scena del film, in cui il piccolo Bruno stringe la mano al padre, in un rassegnato gesto di conforto, mentre su Roma scende la sera.

Per il film Vittorio De Sica sceglie di proposito attori dilettanti, nonostante le grandi difficoltà a reperire i fondi per realizzarlo. Rifiutò perfino le cospicue offerte dei produttori americani che avrebbero voluto Cary Grant come protagonista.

Luoghi:
Porta Pia
Piazza Vittorio
Ponte Palatino
Complesso Monumentale di San Michele a Ripa
Basilica dei Santi Nereo e Achilleo
Ponte Duca D'Aosta

#3 VACANZE ROMANE

Anno: 1953
Durata: 118 minuti
Genere: commedia, sentimentale
Regia: William Wyler
Interpreti e personaggi
Gregory Peck: Joe Bradley
Audrey Hepburn: Principessa Anna

Una Cenerentola al contrario in cui, però, a vestire i panni della sfortunata fanciulla c’è il fascinoso Gregory Peck.

Ambientato nella Roma scintillante della Dolce Vita, del boom economico e dei paparazzi, questa romantica favola made in USA, girata anche negli Studi di Cinecittà, racconta la storia della Principessa Anna in visita a Roma e del suo incontro con il giornalista Joe Bradley. Tra mille avventure e peripezie in sella a una Vespa fiammante, i luoghi simbolo di Roma diventano i testimoni silenziosi e complici della nascita del loro amore.

Inizialmente i produttori avevano pensato ai famosissimi Elizabeth Taylor e Cary Grant come protagonisti, ma entrambi rifiutarono, contribuendo alla consacrazione di Audrey Hepburn e Gregory Peck.

La celebre scena in cui Gregory Peck infila la mano nella Bocca della Verità fingendo di averla persa non era in copione, ma fu interamente improvvisata dall’attore, suscitando in Audrey Hepburn un’autentica reazione di spavento.

Luoghi:
Piazza San Pietro
Fori Imperiali
Fontana delle Naiadi (Piazza della Repubblica)
Foro Romano
Fontana di Trevi
Piazza di Spagna
Pantheon
Colosseo
Piazza Venezia
Bocca della Verità
Castel Sant’Angelo
Palazzo Colonna
Studi di Cinecittà

#4 UN AMERICANO A ROMA

Anno: 1954
Durata: 89 minuti
Genere: commedia, comico
Regia: Steno
Interpreti e personaggi
Alberto Sordi: Ferdinando "Nando" Mericoni, detto Santi Bailor

Alberto Sordi, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, è stato uno degli attori più rappresentativi del cinema italiano e vero simbolo di romanità.

In questo film è Nando Mericoni, alias Santi Bailor di Kansas City, un giovanotto fannullone di Trastevere, la unica aspirazione nella vita è di trasferirsi negli Stati Uniti. Nell’attesa, cerca di imitare usi e movenze americane, rendendosi però ridicolo e mettendosi spesso nei guai.

Il film è una esilarante, ma allo stesso tempo pungente, satira dell'Italia del dopoguerra, affascinata da un mito a stelle e strisce immaginario e, quindi, distorto, perché conosciuto solo attraverso il cinema, i fumetti e le riviste

La scena cult di Un americano a Roma, quella dei "Macaroni... m’hai provocato e io te distruggo, macaroni! Io me te magno!", è stata girata con un solo ciak, grazie alla maestria dell’Albertone nazionale che in parte la improvvisò.

Nel 1979, Alberto Sordi riceve la cittadinanza onoraria di Kansas City, bramata da Nando come città ideale.

Luoghi:
Via del Portico D'Ottavia
Santa Maria in Monticelli
Colosseo

#5 I SOLITI IGNOTI

Anno: 1958
Durata: 102 minuti
Genere: commedia
Regia: Mario Monicelli
Interpreti e personaggi
Vittorio Gassman: Giuseppe Baiocchi, detto "Peppe er Pantera"
Marcello Mastroianni: Tiberio Braschi
Renato Salvatori: Mario Angeletti
Totò: Dante Cruciani
Claudia Cardinale: Carmelina Nicosia

Una banda di piccoli delinquenti romani riceve una soffiata su un colpo sicuro al Monte di Pietà.

Per preparare al meglio il furto della vita, vanno a lezione da uno scassinatore in pensione. Ma dopo aver fatto un buco in un muro, si troveranno, invece che nella stanza della cassaforte, nella cucina di un appartamento popolare, dove non gli resterà altro che consolarsi con un ottimo piatto di pasta e ceci.

Il film è il caposcuola del genere caper movie, il "film del colpo grosso", sottogenere cinematografico del film thriller che descrive un gruppo di individui che organizza e mette in atto un grande furto in maniera accurata.

L’idea di Monicelli era il desiderio di far ridere attraverso gli episodi di vita quotidiana di un’Italia che, seppur faticosamente, si stava risollevando dalla tragedia della guerra.

Gassman era l’attore teatrale drammatico per antonomasia, dai tratti nobili, atletici, alteri e con la voce troppo impostata  per recitare in un film comico. Ma Monicelli lo voleva a tutti i costi. Fu quindi sottoposto a un relooking totale, gli furono letteralmente rifatti i connotati, mascherata la gobba del naso, infilato cotone nelle narici, messo uno spessore sotto il labbro e una parrucca per abbassargli la fronte spaziosa da intellettuale. Insomma, Amleto venne trasformato in Peppe er Pantera.
Il risultato fu un personaggio indimenticabile e il film capolavoro che tutti conosciamo.

Luoghi:
Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo
Santa Maria Maggiore
Monte Testaccio

#6 LA DOLCE VITA

Anno: 1960
Durata: 180 minuti
Genere: drammatico
Regia: Federico Fellini
Interpreti e personaggi
Marcello Mastroianni: Marcello Rubini
Anita Ekberg: Sylvia
Anouk Aimée: Maddalena

"Marcello come here!" una frase iconica per uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi, nato dalla mente geniale di Federico Fellini, di cui quest’anno si celebrano i 100 anni dalla nascita.

Il film racconta di Marcello Rubini, giornalista insoddisfatto sempre in cerca di scoop, la cui storia si sviluppa nell'ambiente mondano capitolino, un mondo volgare, cinico e privo di valori e speranze, lo si vedrà soprattutto nel finale, fatto di tradimenti, violenza e noia di vivere. Tra attricette, paparazzi, suicidi e omicidi, il film è ambientato in una Roma patinata e scintillante che però cela sotto il tappeto vizi e brutture della società del tempo.

Durante le riprese dell’indimenticabile scena del bagno nella Fontana di Trevi, la svedese Anita Ekberg non mostrò alcun problema a restare nell’acqua gelida per ore. Mastroianni, invece indossò una muta sotto lo smoking e si scolò una bottiglia di vodka, prima di immergersi.

Il termine "paparazzo", che definisce i fotografi d’assalto e che è entrato ormai nel lessico mondiale, fu coniato proprio da Fellini in occasione del film.

Luoghi:
Piazza San Pietro
Via Vittorio Veneto (Via Veneto)
Piazza del Popolo
Fontana di Trevi
Terme di Caracalla
Parco degli Acquedotti

Alcuni degli esterni, tra cui la Cupola di San Pietro e Via Veneto, furono ricostruiti negli Studi di Cinecittà.

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Un americano a Roma
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Roma in 20 film da non perdere

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Roma in 20 film da non perdere
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Un viaggio cinematografico tra passato e presente, alla scoperta delle bellezze di Roma

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Roma è stata, e continua a essere, protagonista di alcuni tra i film più belli del cinema mondiale. Dai capolavori del neorealismo alla commedia all’italiana, da quelli frutto del genio di Federico Fellini, fino alle produzioni più recenti italiane e straniere, la Capitale intrattiene da sempre un rapporto speciale con la settima arte. I suoi monumenti storici, le piazze e i vicoli sono, infatti, un magnifico set naturale.

Di seguito, in ordine cronologico, una lista di film più o meno noti, ma tutti assolutamente da non perdere, per scoprire il fascino intramontabile della città più bella del mondo.

I film degli anni ’40 - ’50 - ’60

I film degli anni ’70 - ’80 - ’90

I film degli anni 2000

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Roma in 20 film da non perdere - La grande bellezza
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Bignè di San Giuseppe

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Bignè di San Giuseppe
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Invitante, ripieno di crema pasticcera e spolverato di zucchero a velo, tradizionalmente fritto ma buono anche al forno: è il delizioso bignè di San Giuseppe, parente stretto delle zeppole napoletane e immancabile sulle tavole romane il 19 marzo e nei giorni immediatamente precedenti.

La festa del santo

Ci sono alcuni santi a cui è più facile affezionarsi e raccomandarsi: è il caso di San Giuseppe, protettore dei più deboli, patrono dei falegnami, padre putativo di Gesù, uomo buono e giusto. Dal XV secolo, la chiesa lo ricorda il 19 marzo (il giorno della sua morte, secondo alcune tradizioni) e in questo giorno i Paesi a tradizione cattolica celebrano la Festa del Papà. Nella Roma dei Papi, la festa del santo divenne rapidamente un appuntamento molto atteso: fin dai tempi più antichi la Confraternita dei Falegnami ne finanziava e organizzava le celebrazioni, il cui fulcro era naturalmente la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami nel Foro Romano.

Frittelle divine

Ma quale è il collegamento tra il santo e il bignè? Sono due le spiegazioni che vengono tradizionalmente citate. La prima si ricollega direttamente alla storia della Sacra Famiglia: la leggenda vuole che per mantenere Maria e Gesù dopo la fuga in Egitto San Giuseppe abbia iniziato a cimentarsi anche come friggitore ambulante. Una seconda ipotesi fa risalire la ricorrenza cristiana alle tradizioni pagane della Roma antica, nello specifico alle celebrazioni propiziatorie in onore di Liber Pater e della consorte Libera. La festa dei Liberalia si teneva in occasione del sedicesimo anno di età di un ragazzo che diventava uomo indossando la “toga virilis”: naturalmente, scorrevano fiumi di vino, accompagnati da frittelle di frumento cotte nello strutto bollente.

“San Giuseppe frittellaro, ttanto bbono e ttanto caro”

Sia come sia, accanto ai riti solenni e alle processioni, protagonisti indiscussi dei tradizionali festeggiamenti romani erano anche i banchetti a base di frittelle e bignè fritti in grandi calderoni. L’intera città si riempiva di postazioni ambulanti, accompagnate da musica, balli e stornelli. Il clamore e l’atmosfera della festa sono tramandati dalla cultura popolare, e sono giunte fino a noi moltissime testimonianze. Giggi Zanazzo la definiva una “ffesta granne” e, nel 1950, Checco Durante scrisse una preghiera in romanesco a “San Giuseppe frittellaro”, l’affettuoso nomignolo con cui il santo divenne noto a Roma. Di quella grande festa oggi rimane poco, a eccezione dei festeggiamenti ancora vivi nel quartiere Trionfale, a pochi passi da San Pietro, intorno alla chiesa di San Giuseppe al Trionfale. Fortuna vuole che i bignè rimangano ancora i dolci ufficiali della ricorrenza: è possibile trovarli un po’ in tutti i forni, bar e pasticcerie della Capitale ma, se volete prepararli a casa, vi proponiamo la ricetta del Gambero rosso.

Bignè di San Giuseppe: la ricetta

Ingredienti

Per la pasta bignè
• 125 ml. di acqua
• 50 g. di burro
• 70 g. di farina 00
• 2 uova
• 1/2 cucchiaio di zucchero
• Sale q.b.

Unire in un tegame d’acciaio, l’acqua, il burro e un pizzico di sale. Portare ad ebollizione, togliere il tegame dal fuoco e versare in un sola volta la farina, mescolando vigorosamente con un cucchiaio di legno, incorporarla al liquido. Rimettere sul fuoco e, continuando a mescolare, cuocere finché l’impasto si staccherà dalle pareti e dal fondo del tegame. Togliere dal fuoco e lasciare raffreddare. Aggiungere all’impasto le uova, una alla volta, mescolando energicamente. Alla fine dovrà risultare un composto sodo ed elastico.
Portare abbondante olio a 180°C. Utilizzando due cucchiai bagnati, lasciare scivolare delle piccole cucchiaiate di impasto nell’olio, poche alla volta, affinché abbiano lo spazio per gonfiarsi e galleggiare. Scolarle con la schiumarola quando saranno di un colore oro intenso, asciugarle ripetutamente su carta assorbente e lasciarle raffreddare.

Per la crema pasticcera
• 250 ml. di latte
• 60 g. di zucchero
• 2 tuorli
• 40 g. di farina
• Scorza di 2 limoni

Fate bollire il latte (meno di mezzo bicchiere) insieme a due scorze di limone e a un pizzico di sale. Raccogliete i tuorli in una terrina e, con il cucchiaio di legno, lavorateli per qualche minuto con lo zucchero e la farina setacciata. Diluite il composto con il restante latte freddo e, senza smettere di girare, versatevi a filo il latte caldo. Versate la crema nella casseruola del latte e rimettetela sul fuoco. Regolate la fiamma a metà altezza e, mescolando senza interruzione, fate cuocere la crema per qualche minuto, fino a quando si sarà addensata. A cottura ultimata, scartate la scorza di limone e versate la crema in una terrina per farla raffreddare. Durante il raffreddamento, mescolate ogni tanto perché sulla superficie non si formi la pellicina.
Farcite i bignè con la crema pasticcera, aiutandovi con una sacca da pasticcere. Ricoprite di zucchero a velo e servite.

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Sette volte donna: lo sguardo femminile su Roma

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Sette volte donna: lo sguardo femminile su Roma
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Sette proposte per scoprire volti e storie delle donne che hanno legato il proprio nome a quello di Roma

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Intraprendenti, originali, indipendenti e, soprattutto, capaci di una straordinaria resilienza, sin dall’antica Roma le donne hanno contributo a rendere più intensa, affascinante e sfaccettata la città, dal punto di vista artistico e culturale, ma non solo.

Ecco sette proposte per scoprire volti e storie di chi ha legato il proprio nome a quello di Roma, lasciando una testimonianza indelebile della propria passione, della propria forza, del proprio genio, del proprio talento.

#1 Livia (58 a.C. - 29 d.C), Villa a Prima Porta, Musei Vaticani e Museo Nazionale Romano Palazzo Massimo alle Terme

Sposata con Augusto per mezzo secolo e madre del futuro imperatore Tiberio, Livia fu molto più che una first lady: seppe incarnare l’ideale della matrona romana ma del principato augusteo fu anche un’eminenza grigia. Dalla grande villa fatta costruire lungo l’antica via Flaminia provengono due capolavori: la statua di Augusto, ora ai Musei Vaticani, e le pitture con veduta di giardino ora al Museo Nazionale Romano.

#2 Santa Francesca Romana (1384-1440), Monastero delle Oblate a Tor de’ Specchi

Nata a Roma nel 1384, soprannominata affettuosamente dai romani “Ceccolella”, Francesca sposò a soli dodici anni il nobile Renzo de' Ponziani. Il suo unico pensiero erano, però, le opere di bene. Alla morte del marito, fondò una congregazione nell’antico Rione Campitelli, un monastero aperto senza l’obbligo della clausura, per svolgere l’opera di assistenza e di carità tra il popolo. Lo splendido monastero è aperto ai visitatori il 9 marzo di ogni anno, solennità di Santa Francesca Romana.

#3 Artemisia Gentileschi (1593-1654), Galleria Spada, Madonna con Bambino e Santa Cecilia

Artista, moglie, madre, amante e donna combattiva, è stata una delle prime pittrici a emergere nel mondo dell’arte, che fino al 1600 era stato monopolizzato dagli uomini. A soli 17 anni realizzò il suo primo dipinto in cui emerge un chiaro influsso caravaggesco. Frequentò Cosimo II de’ Medici e fu amica di Galileo Galilei. I soggetti delle sue opere sono i temi biblici e religiosi, ma la vera novità è che sulla tela Artemisia imprime figure femminili forti e prorompenti, donne fiere per nulla spaventate o sottomesse agli uomini. Il suo grande talento è visibile a Roma, nelle due opere autografe di Palazzo Spada: Madonna con Bambino (1610) e Santa Cecilia (1620).

#4 Cristina di Svezia (1626-1689), Palazzo Corsini, Orto Botanico e Museo di Roma Palazzo Braschi

Una regina fuori dagli schemi, coltissima, curiosa e indipendente. Dopo la rinuncia al trono e la conversione al cattolicesimo, il 23 dicembre del 1655 fece la sua entrata solenne nella città eterna dove fu accolta con tutti gli onori, accompagnata dalla fama, non immeritata, di persona stravagante e non convenzionale. Si stabilì a Palazzo Riario-Corsini riunendo intorno a sé musicisti, letterati, poeti e importanti prelati. Il parco del palazzo che Cristina arricchì e curò è oggi sede dell’Orto Botanico di Roma. Nel Museo di Roma - Palazzo Braschi, invece, si trova il dipinto, opera di Filippo Gagliardi e Filippo Lauri, che raffigura il Carosello organizzato a Palazzo Barberini in suo onore. L’evento è descritto con straordinaria attenzione ai dettagli, conferendo a ognuno dei numerosi personaggi una sorprendente individualità.

#5 Anita Garibaldi (1821-1849), Passeggiata del Gianicolo

Nata in Brasile, Ana Maria De Jesus Riberio sposò in seconde nozze Giuseppe Garibaldi, che si era rifugiato in America Latina perché condannato a morte in Italia. Del suo José, come lei lo chiamava, condivise gli ideali politici e lo seguì ovunque, nei pericoli e nelle battaglie. Arrivata in Italia, partecipò alla difesa di Roma dagli eserciti papali, entrando di diritto nel pantheon del Risorgimento nazionale. Quando la Repubblica Romana cadde, Anita si tagliò i lunghi capelli, si vestì da uomo e partì a cavallo al fianco di Garibaldi. La vita di Anita fu brevissima ma ciò che scelse ripetutamente con determinazione e coraggio la rende tuttora unica. Le sue spoglie sono conservate sul colle del Gianicolo, all’interno della grande statua equestre che la raffigura con la pistola in pugno e il figlio neonato in braccio.

#6 Anna Magnani (1908-1973), Street Art Mercato Trionfale

“Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire”. Fu anche grazie alla sua incredibile bellezza espressiva, che indossava con orgoglio nella vita e sugli schermi cinematografici, che “Nannarella” era considerata, e lo è ancora oggi, una delle maggiori interpreti femminili della storia del cinema italiano e un simbolo eterno di autentica romanità. Indimenticabile interprete di film come Roma città aperta, Bellissima, Mamma Roma e La rosa tatuata, che le valse un Premio Oscar alla miglior attrice protagonista nel 1956, prima attrice non di lingua inglese a ricevere il prestigioso riconoscimento, Anna Magnani è ritratta con i suoi animali, un cane e un gatto, in due bellissime opere di Street Art, sulle scalinate del Mercato Trionfale a via Andrea Doria.

#7 Zaha Hadid (1950-2016), Odile Decq (1955-), musei MAXXI e MACRO

Due archistar diverse per origine, formazione e temperamento, in grado di rivoluzionare con le loro opere il mondo dell’architettura, declinandolo al femminile. Il volto contemporaneo di Roma si deve anche a loro. Premiata con il Leone d’oro, Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres, direttrice della École spéciale d’Architecture di Parigi, Odile Decq ha concepito il Museo Macro come una struttura intrigante, capace di sorprendere e di attirare l’attenzione del grande pubblico. Soprannominata “Queen of the curve”, Zaha Hadid è stata la prima donna a ricevere il Premio Pritzker, considerato il premio Nobel dell’architettura. Il MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo è un esempio perfetto della sua ricerca di spazi fluidi e articolati, un mondo, come dice lei stessa, nel quale “tuffarsi e lasciarsi trasportare alla deriva attraverso percorsi sempre diversi”.

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