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Febbraio a Roma. Appuntamento con la tradizione (di ieri e di oggi)

Mausoleo Ossario Garibaldino

Oltre che dei suoi monumenti, dei suoi palazzi e delle sue chiese, una città è fatta anche dei riflessi delle sue storie e della vita che la attraversa. Una vita che, a Roma, è sempre stata scandita da riti, feste, ricorrenze, anniversari, celebrazioni: un fitto calendario di appuntamenti fissi che, con il loro carico di tradizioni, rappresentavano un’occasione di riflessione, tanto religiosa quanto civile, di incontro, condivisione e divertimento, stagione dopo stagione.

Se alcuni, come si dice, non hanno resistito all’oblio del tempo o hanno perso parte di quel senso di perfetta meraviglia che sapevano regalare ai romani e ai tanti visitatori della città, altri godono ancora oggi di ottima salute e si sono persino arricchiti di nuovi elementi. E altri ancora, anche se nati in anni più recenti, sono ormai entrati a pieno titolo tra le “tradizioni” moderne e contemporanee della città.

Così, per vivere appieno Roma e sentirsi dentro la sua storia, mese per mese vi raccontiamo alcuni dei giorni e dei momenti speciali della città, di oggi e di ieri, gli appuntamenti più sentiti o attesi, o anche semplicemente più curiosi.

 

La Candelora, 2 febbraio

Porta tra l’inverno e l’imminente primavera, il mese di febbraio era legato nell’antica Roma ai riti di purificazione in vista del risveglio della natura – non a caso il suo nome deriva da “februare” che in latino significa appunto purificare, espiare. Fiaccole e ceri accesi erano ingredienti immancabili delle celebrazioni dedicate a Giunone Februata o a Fauno Luperco, titolare degli antichissimi Lupercali. A ereditarne la tradizione, rivestita di un nuovo significato, fu poi la festa della Candelora che, per la religione cristiana, ricorda la presentazione di Gesù al tempio e la purificazione della Vergine (per la legge ebraica, le donne erano considerate impure per 40 giorni dopo il parto). Nei tempi più antichi, i fedeli si radunavano alle prime luci dell’alba del 2 febbraio nel Foro, raggiungendo poi in processione la basilica di Santa Maria Maggiore: qui venivano benedetti i ceri, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”. A partire dal Cinquecento, a occuparsi della Candelora fu soprattutto la confraternita della chiesa di Santa Maria dell’Orto, a Trastevere, considerata a tutti gli effetti la chiesa del fiume poiché ancora non separata dal Tevere dall’edificio del San Michele. A essa facevano quindi capo tutte corporazioni legate alle acque – mercanti, molinari, scaricatori e doganieri, oltre naturalmente agli equipaggi dei battelli e dei navigli ­– che ricevevano in questa occasione ceri benedetti da accendere in caso di pericolo, malattia, temporali e tempeste. L’antica tradizione della “Canderola dei Fiumaroli” è stata ripristinata dall’arciconfraternita nel 1983: nella domenica più vicina al 2 febbraio, le candele benedette vengono distribuite ai fedeli e a tutti coloro che vivono e lavorano sul Tevere, dai marinari agli sportivi dei circoli nautici.

San Biagio, 3 febbraio

Medico, filosofo, vescovo di Sebaste (allora un’importante città dell’Armenia minore) e infine venerato eremita, negli affreschi di Michelangelo della Cappella Sistina San Biagio tiene in mano un pettine in ferro da cardatore, lo strumento usato dai suoi carnefici per straziarne le carni. Tra gli spasimi del martirio e prima di venire infine decapitato, il santo aveva trovato comunque il modo di operare un ultimo miracolo, salvando la vita a un fanciullo che stava morendo soffocato a causa di una lisca di pesce che gli si era conficcata in gola – motivo per cui Biagio è il santo protettore delle malattie della gola, oltre che di materassai e cardatori. Gli antichi affreschi conservati nella basilica inferiore di San Clemente e le tante chiese di cui era titolare nel Medioevo testimoniano la grande diffusione del suo culto a Roma fin dall’XI secolo: tra quelle sopravvissute ancora oggi, figurano la chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari e la bella chiesetta affacciata su via Giulia, dall’Ottocento la chiesa nazionale degli Armeni, più nota ai romani come San Biagio della Pagnotta. Il colorito appellativo deriva dal pane che i monaci distribuivano ai poveri nel giorno della festa del santo, e che ancora oggi viene offerto ai fedeli in forma di piccole pagnotte benedette. Ma oltre che per ritirare i piccoli pani cui vengono attribuite miracolose virtù curative, ogni 3 febbraio i fedeli accorrono nella chiesetta per accendere candele al santo e chiedere la sua intercessione contro ogni male alla gola. In questa occasione viene infatti esposta la preziosa reliquia del frammento della gola del santo, custodita per la restante parte dell’anno al Vaticano, nel Tesoro di San Pietro.

La Repubblica Romana, 9 febbraio

“È successo un quarantotto”: a dare origine al modo di dire usato ancora oggi per descrivere una situazione di caos improvviso, di putiferio inaspettato fu la tempesta rivoluzionaria che si abbatté sull’Europa nel 1848, e che proprio dall’Italia era partita, coinvolgendo anche Roma. Ad alimentare in città i venti di ribellione era stata soprattutto la rapida retromarcia del pontefice dopo l’iniziale appoggio alla causa patriottica italiana. A novembre, l’assassinio del primo ministro pontificio Pellegrino Rossi sullo scalone di Palazzo della Cancelleria, con la folla in tumulto fin sotto il Palazzo del Quirinale, convince Pio IX a rifugiarsi a Gaeta, ospite di Ferdinando II di Borbone, da dove lancia scomuniche e invoca l’aiuto delle potenze cattoliche. Rimasta senza un governo, in pochi mesi Roma cambia volto: il 9 febbraio 1849 l’annuncio che il papato è “decaduto di fatto e di diritto dal Governo temporale dello Stato Romano” è salutato con entusiasmo dai romani radunati sotto Palazzo Senatorio, tra campane a festa e colpi di cannone a salve da Castel Sant’Angelo. La piccola Repubblica Romana ebbe vita breve, sconfitta il 4 luglio dalle truppe di Luigi Napoleone Bonaparte, il futuro Napoleone III. Fu però il primo vero esempio di democrazia avanzata – fondata sul suffragio universale, sulla libertà di culto e di opinione, sull’abolizione della pena di morte e della tortura –  e vide l’incontro e il confronto di molte figure chiave del Risorgimento: Garibaldi e Mazzini, ma anche Bixio, Mameli e donne come Cristina Trivulzio di Belgiojoso. Al Gianicolo, dove gli uomini di Garibaldi tentarono l’estrema difesa della città contro le truppe francesi, il Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina onora ogni anno la ricorrenza con aperture straordinarie e visite guidate. Una simbolica corona di alloro viene poi deposta nel vicino Mausoleo Ossario Garibaldino, dove riposano i caduti nelle battaglie per Roma Capitale dal 1849 al 1870.

Carnevale, 8-13 febbraio (tra febbraio e marzo)

Una manciata di giorni all’insegna delle burle, del rovesciamento delle regole, delle mascherate e della gioia sfrenata prima dell’inizio della Quaresima e dei suoi quaranta giorni di penitenza e purificazione in attesa della Pasqua. Anche se le sue origini possono essere ricercate nelle celebrazioni pagane della Grecia classica e dell’antica Roma, nella sua essenza il Carnevale è una festa legata al mondo cattolico e cristiano. E fu proprio un papa a trasformare Roma, nella seconda metà del Quattrocento, nella capitale mondiale della spensierata follia. Dopo aver trasferito la residenza pontificia nel palazzo che si era fatto costruire a piazza Venezia, Paolo II concentrò infatti nel centro storico e in particolare nella via Lata (l’attuale via del Corso) la maggior parte dei festeggiamenti carnascialeschi, che fino a quel momento avevano avuto il loro fulcro nella zona di Testaccio. Tra sfilate in maschera, carri allegorici, tornei e giostre, le attesissime corse dei cavalli berberi e la festa dei moccoletti, i festeggiamenti coinvolgevano tutta la popolazione, richiamando artisti, letterati, viandanti e curiosi da mezzo mondo. Tramontato il potere temporale dei papi, i numerosi incidenti che inevitabilmente si verificavano tra spettatori e partecipanti convinsero i Savoia a mettere un freno ai divertimenti più spericolati e sfrenati. Lo spirito allegramente sovversivo del Carnevale non si è tuttavia spento del tutto e ancora oggi la città si colora con maschere e coriandoli, vestendosi a festa e proponendo appuntamenti per bambini e adulti in luoghi della cultura e spazi cittadini.

San Valentino, 14 febbraio

La bellezza dirompente, e talvolta struggente, di Roma arriva dritta al cuore. Il destino eternamente “romantico” che fa della città una sorta di capitale degli innamorati, teatro di grandi storie sentimentali, affonda nella notte dei tempi, nelle leggende che avvolgono la sua nascita. Basta infatti leggere il suo nome al contrario per evocare la parola “amor” e non è certo un caso se il più grande edificio sacro dell’antica Roma, costruito da Adriano nel Foro, fosse dedicato a una particolare accoppiata divina: Roma Aeterna e Venere, dea dell’amore e della bellezza oltre che madre di Enea e progenitrice di Romolo e Remo. Sempre a Roma, un 14 febbraio di qualche secolo più tardi, sarà martirizzato il santo chiamato a rinnovare ogni anno i suoi “miracoli d’amore”. Le fonti antiche, a dire il vero, citano almeno due santi di nome Valentino, un presbitero romano e il più famoso vescovo di Terni, e il dibattito sulle loro biografie rimane ancora oggi aperto: il culto e la fama di Valentino, romano o ternano che fosse, si diffusero comunque rapidamente in tutta Europa. La suggestiva credenza che proprio il 14 febbraio gli uccelli avrebbero cominciato a corteggiarsi in vista delle nascite primaverili, e lo zampino di illustri poeti come Geoffrey Chaucer e William Shakespeare, contribuirono poi ad aumentare la popolarità della festa del santo, trasformandola con il tempo in un evento pop e globale. Ai nostri giorni, un tour romantico di Roma non può prescindere da luoghi magici come il Giardino degli Aranci o il Pincio, ma si può rendere omaggio alla forza dell’amore anche facendo tappa alla piccola fontana accanto a Fontana di Trevi, la cui acqua proteggerebbe da tradimenti e tentazioni, o alla Scalinata degli Innamorati nel quartiere Garbatella. O, ancora, alla chiesa di Santa Maria in Cosmedin dove ogni 14 febbraio viene esposta ai fedeli la reliquia del teschio di un San Valentino, conservato in una teca e ornato da rose rosse.

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