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Una leggenda nel piatto: i bucatini all'Amatriciana

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Una leggenda nel piatto: i bucatini all'Amatriciana
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Bastano pochi semplici ingredienti, di prima scelta, per dare vita a uno dei piatti più straordinari e iconici della tradizione culinaria capitolina, amato e imitato in tutto il mondo, spesso con dubbi esiti.

L’Amatriciana è strettamente legata ai sapori inconfondibili dei “primi” della cucina capitolina che mette in tavola capolavori del gusto come la succulenta Carbonara, la Cacio e Pepe e la Gricia, rigorosamente bianca, sua saporitissima antenata.

Prima di gustare questa deliziosa pietanza, dobbiamo, quindi, raccontare qualcosa sulle antiche origini della Gricia, la cui ricetta nasce in un piccolo borgo montano stretto tra Lazio e Abruzzo e dall’usanza dei pastori locali di portare con loro gli ingredienti per creare una preparazione unica ed entusiasmante.

Forse, però, non sapete che è proprio da quest'ultima che l’Amatriciana ha origine, essendo stata realizzata dopo l’arrivo del pomodoro in Italia nel Sedicesimo secolo.

Pare che l’aggiunta del pomodoro a una ricetta già insuperabile si debba alla brillante intuizione di Francesco Leonardi, cuoco romano che ne testimonia l’uso nel suo manuale di cucina L’Apicio Moderno, ossia l’arte di apprestare ogni sorta di vivande del 1790.

È solo nel Diciannovesimo secolo che si afferma una nuova tendenza: dopo l’aggiunta del pomodoro, l'Amatriciana si perfeziona con l’introduzione di un diverso formato di pasta, i bucatini – grossi spaghetti forati ideati per trattenere al meglio il sugo – e conquista definitivamente i palati dei romani, grazie anche all’arrivo, nella Capitale, di osti e locandieri “matriciani “, specializzati nella sua preparazione.

Il perfetto bilanciamento tra gli ingredienti, l’inebriante fragranza del guanciale che imbiondisce nella padella, poche, sapienti preparazioni e il gioco è fatto: siete pronti per vivere un'esperienza gastronomica memorabile?

Se, invece, volete cimentarvi nella preparazione, ecco la ricetta da seguire per un'Amatriciana perfetta.

Ingredienti
Bucatini nella quantità desiderata, o come diciamo a Roma, "a sentimento".
Guanciale
Pomodori pelati
Pecorino Romano grattugiato
Peperoncino fresco o essiccato
Olio evo
Sale

Procedimento

  • Tagliate il guanciale a listelli lunghi e fatelo rosolare in padella con un filo d'olio e il peperoncino, facendo attenzione a non farlo abbrustolire troppo per la buona riuscita della preparazione.
  • Aggiungete i pomodori pelati e fate cuocere a fuoco vivo per circa 15 minuti.
  • Unite il guanciale precedentemente sgocciolato alla salsa, amalgamandoli insieme.
  • Nel frattempo, fate cuocere i bucatini in abbondante acqua salata.
  • Scolateli ancora al dente per mantecarli in una padella capiente insieme al sugo di pomodoro e al guanciale.
  • Porzionate E insaporite la vostra preparazione con il Pecorino Romano grattugiato.
  • Servite in tavola i vostri deliziosi Bucatini all’Amatriciana ancora fumanti.

Buon appetito!

Naviga la sezione Food & Wine del nostro sito e assapora la tradizione culinaria romanesca!

Foto: Redazione Turismo Roma

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Bucatini all'Amatriciana
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Un faro al centro di Roma

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Un faro al centro di Roma
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Il Colle del Gianicolo è uno dei punti panoramici più incantevoli della Capitale e un luogo che riserva numerose sorprese: dal pregevole Tempietto del Bramante ai monumenti a Giuseppe e Anita Garibaldi, dallo splendido Fontanone dell’Acqua Paola al cannone che spara a mezzogiorno in punto. Ma una delle curiosità più affascinanti è sicuramente il Faro degli italiani d’Argentina.  

Realizzato nel 1911 dall’architetto Manfredo Manfredi, non è ovviamente un punto di riferimento per la navigazione, ma un'opera dal grande valore simbolico: posizionato nel luogo dove avvennero gli scontri per la difesa della Repubblica romana del 1849, fu donato alla città dalla comunità di Italiani di Buenos Aires, come testimonianza del legame con la patria di origine, in occasione del cinquantenario dell'Unità d'Italia e per celebrare Roma Capitale.

Di stile neoclassico e interamente in pietra bianca di Botticino, l’opera è alta 20 metri e ha una base circolare dal diametro di 10 metri. Un capitello reca incisa la dedica: “A Roma Capitale gli italiani d’Argentina. MCMXI” ed è sormontato da un’ara circolare decorata da quattro volute con teste leonine, unite da festoni. Una grande lanterna in vetro, raggiungibile con una scala a chiocciola, domina il tutto e, durante le feste nazionali e le ricorrenze speciali, illumina suggestivamente la notte capitolina con luce verde, bianca e rossa, simbolo del tricolore italiano. Questo straordinario evento ha dato origine alla spiritosa espressione romana "sembri il faro del Gianicolo", usata per indicare una persona eccentrica e dal look stravagante.

Una caratteristica consuetudine del passato è legata alla balconata del Faro, rivolta verso lo storico carcere di Regina Coeli nel vicino Rione Trastevere: i familiari dei detenuti mandavano passaparola o messaggi ai propri cari, gridando a gran voce notizie essenziali e urgenti; una pratica vietata, ma tollerata dalle forze dell’ordine per comunicazioni importanti come nascite o morti.

Photo Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali Official Website

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Il Faro del Gianicolo ph Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
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