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I luoghi di Borromini

Francesco Borromini

Uomo schivo e ombroso, “solito di patir molto di umore malinconico” scrive Filippo Baldinucci, ma dotato di grande ingegno e tecnica, l’architetto Francesco Castelli, conosciuto come Borromini, è uno dei grandi protagonisti del Barocco.

Nato il 25 settembre 1599 a Bissone, nel Canton Ticino, lascia il suo paese natale per formarsi come scalpellino e intagliatore di marmi nel cantiere del Duomo di Milano. Nel periodo lombardo l’artista apprende linguaggi diversi, dal monumentale gusto romanico allo slancio verticale del gotico, sviluppando eccelse capacità creative e tecniche.

Le prime testimonianze riguardo al suo arrivo a Roma risalgono al 1619 quando riceve l’incarico di intagliatore in pietra nella grande Fabbrica di San Pietro e si ritrova nella città papale in un momento di grande fervore artistico. Nel cantiere di San Pietro lavora con l’architetto Carlo Maderno, suo conterraneo e lontano parente, che, riconosciuto lo straordinario talento del giovane artista, lo accoglie sotto la propria ala, affidandogli diversi interventi nella Basilica di San Pietro, in Sant’Andrea della Valle e a Palazzo Barberini. L’intenso legame e la forte venerazione di Borromini per Maderno sono rilevate dalla scelta del primo di farsi seppellire accanto alla tomba del suo maestro.

Nel 1629, alla morte di Maderno, Borromini diventa assistente di Gian Lorenzo Bernini, artista di grande fama a Roma, con il quale negli anni successivi si scontra spesso, ma che più di ogni altro lo avvia al suo debutto come architetto autonomo. Dopo una breve collaborazione durante la realizzazione del “Baldacchino” di San Pietro e nella conclusione dei lavori di Palazzo Barberini, i due artisti prendono però strade diverse.

Il genio incompreso Francesco Borromini si dimostra fin da subito abile specialista: in San Carlo alle Quattro Fontane (1634-67) introduce linee concave e convesse, forme ellittiche e illusioni prospettiche, ma è nell’opera successiva che sfoga tutta la sua eccezionale originalità artistica, Sant’Ivo alla Sapienza (1642-60), oggi considerata la massima espressione del Barocco e uno dei migliori esempi nella storia dell’architettura.

La dinamicità dello stile architettonico di Borromini si può riscontrare in diversi importanti luoghi della Capitale quali, in particolare, l’Oratorio dei Filippini (1637-41), il Collegio di Propaganda Fide (1644-47) e la Chiesa di Sant’Agnese in Agone (1653- 57).

La salita al trono papale di Alessandro VII Chigi e la fine di una serie di commissioni rappresentano la conclusione della sua vita professionale. In preda alla disperazione, brucia gran parte dei suoi disegni, si pugnala al petto e muore dopo qualche giorno di agonia, il 3 agosto 1667. È sepolto accanto al maestro Maderno nella monumentale chiesa di San Giovanni dei Fiorentini.

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Basilica di San Giovanni in Laterano

Piazza di San Giovanni in Laterano
San Giovanni in Laterano è la cattedrale di Roma e la più antica Basilica dell’Urbe, fulcro del potere papale per oltre un millennio. La Basilica è stata rimaneggiata più volte nel corso dei secoli ma uno degli interventi più significativi è nato su impulso di Innocenzo X Pamphilj, il quale affida a Borromini il rifacimento dell’interno in occasione del Giubileo del 1650. L’intervento borrominiano si declina in una riorganizzazione degli spazi e delle strutture preesistenti, nella navata centrale e in quelle laterali, secondo il gusto barocco. Nella navata centrale, l’artista incorpora le colonne entro monumentali pilastri che si alternano alle arcate, al di sopra delle quali le finestre si intervallano a cornici ovali; inoltre, incurvando la parete della controfacciata e arrotondando gli spigoli, lo spazio assume un andamento curvilineo e continuo con le pareti della navata. Sempre in quest’ultima, l’architetto colloca dodici edicole che tutt’ora accolgono le statue degli Apostoli. Nelle navate laterali l’intervento dell’architetto modifica la sistemazione degli antichi monumenti funebri tra le cappelle, seguendo uno schema di ricollocazione che ne accentua il gusto barocco. Con l’esperienza in San Giovanni in Laterano, Borromini si misura per la prima volta con la reinterpretazione di ampi spazi riuscendo a creare un ambiente solenne e armonioso, mirabile esempio di equilibrio e misura.

Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane

Via del Quirinale, 23
Tra le chiese barocche più importanti della città, San Carlo alle Quattro Fontane, chiamata affettuosamente dai romani ‘San Carlino’ per le sue piccole dimensioni, viene spesso incomprensibilmente trascurata. Si tratta di una delle più originali creazioni di Francesco Borromini, ingegnosamente progettata per i padri Trinitari, iniziata nel 1638 e rimasta incompiuta alla morte dell’artista. Dall’esterno colpisce la facciata, alta e slanciata con andamento curvilineo, divisa in sei scomparti e con portale sormontato da una nicchia con la statua di San Carlo orante. L’interno, a pianta ovale, si presenta organico e armonioso grazie all’andamento sinuoso delle pareti che ospitano piccole cappelle; la cupola ellittica è elegantemente decorata da esagoni, ottagoni e croci le cui dimensioni vanno riducendosi verso il lanternino, dando l’illusione di una maggiore profondità. Adiacente alla chiesa si trova il piccolo Chiostro a pianta ottagonale diviso in due ordini; al piano inferiore colonne sorreggono le arcate, mentre al di sopra la loggia presenta, come elemento decorativo, balaustrini alternati dritti e rovesci.

Palazzo Barberini

Via delle Quattro Fontane, 13
Posta sull’ala meridionale di Palazzo Barberini, l’originalissima Scala Elicoidale (1633-34) è ispirata al celebre scalone di Palazzo Farnese a Caprarola; presenta una pianta ovale, accorgimento architettonico che permette una salita più comoda, con dodici doppie colonne decorate, sulla loro estremità, da piccole api, simbolo araldico della famiglia. Uniche fonti di luce sono l’oculo sulla sommità e le finestre della facciata. La scala, che inizialmente sarebbe dovuta terminare con una rampa libera, venne successivamente innalzata affinché potesse arrivare fino al terzo piano dove, in un primo momento, aveva sede la grande biblioteca del cardinale Francesco Barberini. Ad opera dell’artista sono anche le porte del salone d’onore e le finestre poste accanto al loggiato centrale, ispirate a quelle realizzate da Carlo Maderno per la Basilica di San Pietro e qui riproposte in forme più originali.

Palazzo di Propaganda Fide

Via di Propaganda, 48
Il Palazzo prende il nome dal Collegio di Propaganda Fide, istituito nel 1622 come luogo di studio e preparazione dei giovani religiosi all’opera di evangelizzazione. La prima fase dei lavori si deve a Gian Lorenzo Bernini che realizza la facciata in laterizi sul lato di piazza Mignanelli. Nel 1644 al cantiere del Palazzo sopraggiunge Borromini, che, sostituendo Bernini per volere di Innocenzo X, si occupa del rifacimento della facciata laterale, prospiciente via di Propaganda. Di particolare impatto è l’uso sapiente delle paraste che scandiscono la superficie, arricchita da finestre con imponenti trabeazioni. Peculiare dello stile borrominiano è il ritmo impresso all’edificio attraverso il continuo alternarsi di spazi concavi e convessi che culminano, al centro, con il grande portale di ingresso. Il contributo del maestro ticinese si riscontra anche all’interno. Varcando il portale si può raggiungere la Cappella dei Re Magi, inizialmente costruita da Bernini e poi modificata da Borromini nelle forme attuali, con pianta rettangolare e un’originale volta ad archi intrecciati.

Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte

Via di Sant’Andrea delle Fratte, 1
Scendendo lungo via di Capo le Case, si rimane affascinati dalla visione dello straordinario campanile di Sant’Andrea delle Fratte, singolare esempio della maestria di Borromini. A base quadrata, il campanile si sviluppa su due ordini: quello inferiore è caratterizzato dalla presenza di capitelli composti da Erme, mentre nell’ordine superiore ritornano gli angeli, qui ispirati alle Cariatidi greche. Il tutto è sormontato da torce fiammeggianti e volute, che sorreggono uno stemma con bufalo, attributo della famiglia committente, e una corona a punta. A Borromini si devono anche la realizzazione dell’alto tamburo quadrato che sostiene la cupola e, all’interno della chiesa, il progetto dell’abside.

Palazzo Carpegna

Piazza dell’Accademia di San Luca, 77
Edificato a fine Cinquecento, il Palazzo, inizialmente appartenente alla famiglia Vainis di Imola, passa alla famiglia Carpegna che ambisce a farne la prestigiosa residenza di famiglia. Qui entra in scena la figura di Borromini che conduce i lavori di ampliamento e ristrutturazione tra il 1643 e il 1647. Oltre al porticato interno e al cortile, di rilevante importanza è il portale d’ingresso interno da lui ideato come espediente per mimetizzare una rampa elicoidale, frutto di una straordinaria creatività. In cima al portale si trova la testa di Medusa, tra due ali e una conchiglia, dalla quale scendono due cornucopie che poggiano su colonne. Tra le cornucopie e i capitelli sono riprodotti vari frutti della terra ed il volto di un bambino, simboli di fortuna e fecondità.

Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza

Corso del Rinascimento, 40
Situata a due passi da Piazza Navona, la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza (1642-60) è considerata una delle più spettacolari opere di Francesco Borromini. Per essa l’artista ha messo in campo tutta la sua fantasia e abilità tecnica, ideando un ambiente a pianta stellare, composto dall’incrocio di due triangoli i cui angoli sono smussati e sostituiti da superfici concave e convesse. Una volta entrati nella chiesa sarà impossibile non rimanere affascinati dalla leggerezza della struttura con il suo andamento curvilineo, accentuata dal colore candido delle pareti e dal forte verticalismo della cupola. Quest’ultima, vera protagonista dell’edificio, non ha eguali a Roma né per forma né per decorazioni; essa spicca maestosa su tutto il Rione Sant’Eustachio, innalzando la propria lanterna spiraliforme come faro di richiamo per i fedeli.

Chiesa di Sant’Agnese in Agone

Piazza Navona
La chiesa di Sant’Agnese in Agone sorge sul luogo dove la tradizione vuole che sia avvenuto il martirio di una giovane cristiana, Agnese, ai tempi di Diocleziano. A lei fu dedicata la primitiva chiesa, in epoca medievale, poi fatta riedificare a metà del XVII secolo, per volere di Innocenzo X, da Girolamo e Carlo Rainaldi. Borromini interviene quindi in corso d’opera mantenendo perlopiù inalterato lo schema generale della pianta e dell’interno. Il suo più importante contributo riguarda senz’altro la facciata: eliminando il vestibolo ideato precedentemente dai Rainaldi, concepisce la facciata come imponente superficie concava, ai cui lati pone due bassi campanili tali da agevolare la vista della cupola, che si erge su un alto tamburo. Ad opera di Borromini è anche il progetto per la sistemazione della Cripta di Sant’Agnese, l’unica parte ancora superstite dell’antica chiesa.

Palazzo Falconieri

Via Giulia, 1
Lungo una delle strade più belle ed eleganti di Roma, Via Giulia, si affaccia Palazzo Falconieri. Dal 1928 sede dell’Accademia dell’Ungheria, il Palazzo è frutto di una ristrutturazione architettonica e decorativa dell’architetto Borromini per volontà di Orazio Falconieri. Il fronte principale del palazzo appare piuttosto classico rispetto ad altre più innovative soluzioni realizzate da Borromini; non mancano però elementi sorprendenti, come le erme con teste di falco ai due lati della facciata. Sempre di suo progetto è lo scalone interno e la decorazione dei soffitti di alcune sale del palazzo; qui si trovano elementi come il globo celeste, l’occhio divino e i raggi solari, tutti evidenti elementi esoterici di non semplice interpretazione. Particolare attenzione merita il prospetto posteriore del palazzo, affacciato verso il Tevere, che si apre, in alto, con una grande loggia a tre arcate.

La Galleria Prospettica di Palazzo Spada

Piazza Capo di Ferro, 13
Nel giardino segreto di Palazzo Spada si trova prova dello spettacolare illusionismo del barocco romano. Con l’uso sapiente delle regole della prospettiva e della matematica, Borromini, su richiesta del cardinale Bernardino Spada, realizza la Galleria Prospettica, detta anche La Colonnata (1652-53), formata da una volta a botte sorretta da una sequenza di colonne le cui dimensioni rimpiccioliscono verso il fondo. Grazie anche al posizionamento del pavimento in salita e alla convergenza delle pareti, l’architetto ticinese ottiene l’effetto di uno spazio molto più profondo rispetto a quello che realmente è, ovvero di soli 9 metri di lunghezza. Un incredibile ed unico trompe l’œil architettonico che merita di essere visto.

Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori

Via Garibaldi, 27
Lasciata incompiuta da Borromini, la chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori (1643-67) conserva i caratteri fondamentali dell’architettura borrominiana, basata su linee concave e convesse. Il complesso, formato dalla chiesa e dall’annesso convento delle oblate agostiniane, si presenta all’esterno con un’alta facciata concava in mattoni crudi, delimitata, ai lati, da due spigoli sporgenti. L’uso del laterizio per la facciata sembrerebbe suggerire l’austerità e la semplicità dell’ordine monastico delle suore, che tutt’oggi in questo luogo risiedono. L’interno della chiesa ha pianta rettangolare con angoli smussati; lungo le pareti coppie di colonne sormontate da un cornicione scandiscono lo spazio delle cappelle e dell’altare.

Palazzo dei Filippini

Piazza della Chiesa Nuova
Accanto alla Chiesa di Santa Maria in Vallicella, in piazza della Chiesa Nuova, si può ammirare lo straordinario Palazzo dei Filippini (1637-43), considerato tra le migliori opere di architettura borrominiana. A Borromini si devono i progetti per l’Oratorio, le due sale ellittiche, la biblioteca, i due cortili e la facciata. Quest’ultima, interamente in laterizio, presenta tutti i caratteri fondamentali del suo stile, come l’andamento concavo, i timpani triangolari per le finestre del primo ordine e centinati per quelle al secondo ordine, e infine, a coronamento del monumentale edificio, il frontone curvilineo. Di straordinaria bellezza è anche la Biblioteca Vallicelliana, la più antica tra quelle romane di pubblica fruizione, per la quale l’artista disegna le scaffalature lignee con ballatoi e il soffitto a lacunari.

Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini

Piazza dell’Oro
Edificata per volere di Leone X, in questa chiesa di epoca rinascimentale non mancano tracce della bizzarria barocca. In essa sono intervenuti vari artisti del Seicento, tra cui Francesco Borromini. Qui l’artista ticinese conclude il progetto di Pietro da Cortona per l’altare maggiore, apportando alcune modifiche all’idea iniziale, e disegna i due monumenti funebri della famiglia Falconieri, posti ai lati. Sempre per la famiglia Falconieri, Borromini realizza qui anche uno dei suoi ultimi lavori, la Cripta (1648-67), con funzione di cappella privata di famiglia, a cui si accede tramite una scala posta dietro l’altare maggiore. Composta da pianta ellittica e con volta ribassata, è caratterizzata dalla purezza delle linee e dal candore dell’ambiente che, anche se di dimensioni ridotte, sprigiona un senso di armonia e leggerezza. Altro particolare che lega Borromini a questa chiesa è il fatto che le sue spoglie sono conservate nella navata centrale e poste, secondo le sue volontà, accanto al suo maestro, Carlo Maderno, con una semplice lapide commemorativa.

Tempietto di San Giovanni in Oleo

Via di Porta Latina, 77 - Visitabile su richiesta
Posta nei pressi di Porta Latina, l’antica chiesa tempietto è dedicata a San Giovanni Evangelista ed è edificata nel luogo in cui, secondo la tradizione, il santo è stato vittima di tentato martirio in olio bollente, da cui la denominazione in oleo. Nel 1657, la struttura di impianto rinascimentale viene restaurata da Borromini, il quale modifica la copertura sovrapponendovi un tamburo con alto fregio e decorazioni a croci, foglie di palma, gigli e globi di rose, attributi della famiglia Paolucci, committente dell’opera.

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