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Gli antichi romani e il segreto del calcestruzzo

Pantheon
dal 13 Gennaio 2023 al 31 Dicembre 2023

“Il più bel resto dell’antichità romana. Un tempio che ha così poco sofferto che ci appare come dovettero vederlo alla loro epoca i Romani”, così descrisse il Pantheon lo scrittore francese Stendhal nell’Ottocento.
Fonte di ispirazione dei più grandi architetti di ogni epoca e da sempre ammirato per la sua bellezza, l’armonia delle linee e il calcolo perfetto delle geometrie delle masse, il Pantheon è in effetti uno degli esempi meglio conservati dell’architettura monumentale romana.

Ma vi siete mai chiesti perché questa e altre straordinarie strutture millenarie come gli acquedotti e il Colosseo, monumento simbolo di Roma, siano ancora in piedi, dopo essere passati attraverso il tempo tra guerre, terremoti, nubifragi e altre calamità?
E perché le costruzioni più moderne sono fatte per durare solo tra i 50 e i 100 anni, nonostante l’impiego delle più avanzate tecniche costruttive?

Secondo uno studio condotto dagli scienziati dell'Università di Harvard, del Massachusetts Institute of Technology e del Museo Archeologico di Priverno, il loro segreto risiede nel calcestruzzo che è in grado di autoripararsi.

Il calcestruzzo è un materiale costituito dalla miscelazione di cemento, un legante tipicamente costituito da calcare, acqua, aggregati fini - sabbia o roccia finemente frantumata - e aggregati grossolani - ghiaia o roccia frantumata.

Analizzando l’antico calcestruzzo, gli studiosi del MIT hanno trovato al suo interno la presenza di clasti di calce, inclusioni di carbonato di calcio, che davano al calcestruzzo la capacità di sanare le crepe formatesi nel tempo.

L'autore dello studio Admir Masic, professore associato di ingegneria civile e ambientale presso il Massachusetts Institute of Technology, ha provato che i clasti di calce che si formano a temperature estreme con calce viva cotta nei forni, sviluppano un'architettura nano-particellare in grado di reagire con l'acqua, creando una soluzione che può ricristallizzare in carbonato di calcio e colmare velocemente le fessure, sanando le crepe prima che si propaghino.

Contestualmente alla preziosa scoperta è stato sviluppato il primo calcestruzzo derivato dalla formula romana, il D-Lime, capace di autoripararsi grazie al processo attivato dall’acqua che permette anche un risparmio del 20% di emissioni di anidride carbonica rispetto al calcestruzzo attualmente in uso.

Insomma, un materiale rivoluzionario che apre la strada a un’edilizia più durevole, resiliente e sostenibile.

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