Una scrivania. Una macchina da scrivere, l’inseparabile Lettera 22. Un mangianastri. La fioca luce di una lampada illumina Pier Paolo. Sembra dormire. Un rumore di tuono lo fa sobbalzare dentro una nebbia rarefatta. C’è terriccio intorno e due finestroni come a guardare. In un tempo che sembra sospeso, tra le visioni degli affetti più cari, Pier Paolo attraversa il tunnel della sua vita e rivede la madre Susanna e il fratello Guido perso da ragazzo. Dove si trova? È a Casarsa? A Roma? All’idroscalo di Ostia tra il puzzo di bruciato dei freni? È appena novembre, ne è certo, ma fa il freddo che potrebbe fare in pieno inverno. In più non riconosce il colore del suo tempo, si confonde il cielo con la terra, si mescola come fosse dentro un liquido amniotico. È una giornata diversa dalle altre, sembra interminabile. Così lunga e feroce che sembra perfino doverci combattere contro. È la notte tra il primo e il due novembre del 1975.Un intenso viaggio nella memoria pasoliniana, calato nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975. Un ritratto intimo e potente delle sue ultime ore, un momento in cui cielo e terra si confondono in una giornata interminabile e feroce, contro cui sembra dover combattere.
Drammaturgia Katia Colicaregia Matteo Tarascocon Americo Melchionda, Maria Milasi, Andrea Puglisiaiuto regia Arianna Ilariscene Melis-Lazzarocostumi Malaterramusiche originali Antonio Aprilefoto di scena Marco Costantino, Antonio Sollazzo Officine Jonike Arti
Il programma potrebbe subire variazioni
Informazioni
