
La prima mostra a Roma di Francesco Bartoli, dopo un lungo percorso artistico internazionale, è una ricerca ampia e profonda che unisce arte e natura, ispirata da un gigantesco tronco di platano orientale custodito all’interno dell’Orto Botanico di Trastevere e abbattuto da una tempesta nel 2011.
Il lavoro è un percorso site-specific fatto di opere delicate e astratte in carta, torba e carbone che raccontano la sintonia profonda dell’artista con il platano. Utilizzando il frottage, la scultura, la pittura, il suono e la video-performance, Bartoli riflette sul ciclo vitale e sul lungo, silenzioso e costante processo di trasformazione dell’albero secolare, modificato nel tempo da insetti parassiti e intemperie.
La mostra si apre con una fotografia che racchiude in sé tutti gli elementi attorno ai quali si è orientata la ricerca artistica di Bartoli: corpo, natura, terra, immaginazione, oscurità, luce e trasformazione. Il percorso espositivo prosegue vere e proprie archeologie naturali, residui di corteccia disposti in modo da creare una figura umana con un cuore di torba, un omaggio volontario ad Alighiero Boetti. I grandi frottage alle pareti raccontano la pelle esterna dell’albero, i suoi vuoti e i suoi pieni, ed entrano delicatamente in relazione con i frottage scultorei delle morfologie interne dell’albero, posti orizzontalmente a terra. Tre platani-nuvola “disegnati” dall’artista quando era piccolo, con una gomma da cancellare, chiudono la mostra, quasi a voler simboleggiare l’aspetto effimero e caduco di tutte le cose.
La relazione dell’artista con il platano è approdata alla realizzazione di una video-performance, in cui anche il suono gioca un ruolo fondamentale, divenendo guida dello spettatore in mostra.
Informazioni
presso la Serra Espositiva del Museo Orto Botanico di Roma
