
Lunga più di 400 metri, via Alessandrina era il percorso principale del quartiere Alessandrino realizzato nell’ultimo quarto del Cinquecento dal cardinale Michele Bonelli, nipote di papa Pio V, tra le rovine dei Fori Imperiali. Il cardinale era nato in provincia di Alessandria, in Piemonte, e per questo motivo era soprannominato “l’Alessandrino”: sia la strada sia l’intero quartiere cresciuto intorno alla via negli anni successivi presero quindi il suo nome.
La strada collegava il Foro di Traiano con la Basilica di Massenzio, in una parte della città che all’epoca, prima dell’intervento del cardinale, era caratterizzata da edifici sparsi “a macchie di leopardo”, intervallati a orti e grandi spazi verdi. La nuova sistemazione urbanistica richiese la bonifica di una vasta zona soggetta ad allagamenti e impaludamento (tanto da meritare nel Medioevo il soprannome di “li Pantani”), con la riattivazione della Cloaca Massima, e la stesa di un interro per rialzare e uniformare il piano di calpestio.
Nel quartiere sorgevano case semplici ed edifici di rilievo, come il palazzetto dell’architetto Flaminio Ponzio (poi ricostruito in piazza Campitelli nel 1940), la chiesa di Sant’Urbano a Campo Carleo e l’annesso “conservatorio delle Zitelle Sperse di Sant’Eufemia”, un istituto di accoglienza per fanciulle orfane e non agiate. Tra il 1924 e il 1933, l’intero quartiere fu demolito per l’apertura di Via dell’Impero (oggi via dei Fori Imperiali) e i suoi abitanti trasferiti in lontane borgate cosiddette “provvisorie”, come Tor Marancia, Primavalle, Pietralata e San Basilio.
Il tracciato conservato della strada, rimasta l’unica testimone del quartiere ma ormai decontestualizzata, costituiva un punto di vista suggestivo per ammirare i resti archeologici, dividendo però i Fori di Augusto, di Nerva e di Traiano e rendendone difficile la comprensione. Tra il 2018 e il 2020, la parte iniziale della strada è stata smantellata per ricongiungere le due aree del Foro di Traiano rimaste isolate a seguito delle precedenti indagini archeologiche. Il tratto residuo della strada è oggi interessato da un nuovo cantiere di scavo per restituire continuità visiva e fisica al complesso archeologico dei Fori, migliorando la fruizione dell’area.
Una curiosità: nel 1933, durante i lavori di demolizione dell’ultimo lotto di casa, nel muro di un appartamento affacciato sulla strada fu ritrovato un ingente quantitativo di monete, gemme e gioielli di epoche diverse, appartenuti a Francesco Martinetti, un noto antiquario deceduto circa quarant’anni prima. Il “tesoro di via Alessandrina” è oggi conservato nel “Medagliere Capitolino” all’interno dei Musei Capitolini.
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