
“Chi quel gong percuoterà
apparire la vedrà
bianca al pari della giada
fredda come quella spada
è la bella Turandot!”
(Coro, atto I)
L’Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretti dal maestro Antonio Pappano, presentano la Turandot, l’ultimo capolavoro di Giacomo Puccini.
Il dramma lirico in tre atti e cinque quadri in forma di concerto, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, lasciato incompiuto da Puccini e successivamente completato da Franco Alfano, fu rappresentato per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano nel 1926 sotto la direzione di Arturo Toscanini. L’azione, che si svolge a Pechino in un mitico passato, pone al centro la figura della bella e crudele Turandot, figlia dell’Imperatore della Cina, che mette alla prova i suoi pretendenti facendoli uccidere impietosamente a meno che non risolvano tre misteriosi enigmi da lei stessa proposti. Soltanto Calaf, figlio del re tartaro Timur riesce nell’impresa, conquistando il cuore di Turandot e trasformandola così da persona algida e sanguinaria in donna innamorata.
Per laTurandot Puccini sperimentò notevoli innovazioni musicali: nell’opera troviamo infatti dissonanze, bitonalismi e sonorità aspre; i motivi tratti da canzoni tradizionali cinesi e l’utilizzo di piatti, gong, campane, celesta, xilofoni, timpani e corni contribuiscono inoltre a creare un’atmosfera esotica e orientale. Nuova per l’epoca è anche l’importanza data alle scene corali che richiede un’orchestrazione ricca e imponente.
La versione all’Auditorium ci restituisce tutta la bellezza dell’opera pucciniana nella sua integrità, grazie anche agli straordinari interpreti. Tra questi ricordiamo: le soprano Sondra Radvanovsky ed Ermonela Jaho nei ruoli rispettivamente di Turandot e Liù; il tenore Jonas Kaufmann nel ruolo di Calaf e il basso Michele Pertusi nel ruolo di Timur.
Foto: sito ufficiale dell'Auditorium PDM
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