L’Ornamento non è questione “ornamentale”. Nella ripetitività del pattern decorativo −che, non bisogna dimenticarlo, è costitutivamente aperta all’invenzione−, nell’iterazione dell’elemento ornamentale si dischiudono universi di senso, si inaugurano mondi pieni di significato sia dal punto di vista estetico-artistico sia dal punto di vista storico-simbolico.
Ma secondo quali linee di sviluppo può inquadrarsi tale constatazione?
L’idea è quella di riflettere attorno alla nozione di “visione decentrata”, spostata, delocalizzata. Il miglior modo di farlo è quello di focalizzare l’attenzione sul regime ornamentale dell’immagine. Nella pratica decorativa dell’Ornamento, nel tipo di protocollo visuale che esso presuppone, lo sguardo è distratto dalla rappresentazione centrale, “oggettuale”, iconico-raffigurativa che sviluppa la narrazione, ed attratto invece da ciò che (secondo tutta una consolidata tradizione estetica, percettiva, visuale) non lo dovrebbe attrarre: il gioco ornamentale, la dépense decorativa che nulla racconta se non sé stessa, come se alla visione mancasse l’oggetto cui riferirsi. Ed ecco perché essa si trova spiazzata, decentrata, obliqua.
In dialogo con Claudio Strinati
Introduce Marco Tirelli
Informazioni
Giovedì 18 maggio 2023
Ore 17.30
