Domenico Morelli. Immaginare cose non viste

Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea si inaugura la mostra Domenico Morelli. Immaginare cose non viste, a cura di Chiara Stefani e Luisa Martorelli. L’esposizione costituisce un’occasione importante per poter ammirare un’ampia parte del ricco ed eterogeneo fondo dell’artista insieme ad altre opere provenienti anche da altre istituzioni pubbliche o da collezioni private. Si tratta di una trentina di dipinti, nove bozzetti, nove sculture, un corpus di 48 tavolette a olio su legno con dipinti di paesaggio realizzati nella costa a sud di Napoli, un grande cartone a tecnica mista e una selezione di ben 160 opere su carta, tra gli oltre 800 fogli appartenenti al fondo Morelli conservato dalla Galleria Nazionale.

Dalla mostra emerge come i dipinti di Domenico Morelli nascano da un attento studio sul “Vero”, poiché il pittore, influenzato dalla corrente artistica dei Macchiaioli, fonde verismo e tardo-romanticismo. Viene inoltre evidenziato l’ampio ventaglio di tecniche utilizzate dall’artista su carta che spazia dall’uso di grafite, carboncino, sanguigna e pastello, all’acquerello e alla tempera in varie tonalità.

Tra i dipinti esposti ricordiamo che, per la prima volta dall’inizio del secolo scorso, viene esposta al pubblico la tela del dipinto incompiuto Il trovatore tra le monache, oggetto di un adeguato intervento conservativo da parte degli allievi dell’Istituto Centrale per il Restauro. Dopo la pulitura, le pregiate cornici dei dipinti appaiono nuovamente nella varietà delle loro tecniche: intagliate e decorate a foglia di oro zecchino e argento meccato. Segnaliamo inoltre i ritratti caratterizzati dall’introspezione psicologica e figure desunte dalla letteratura romantica europea - Il conte Lara, Lady Godiva, Torquato Tasso legge la Gerusalemme Liberata a Eleonora d’Este -  o i motivi legati alla religione cristiana come Gli ossessi, Il cadavere di Santa Maria Egiziaca rinvenuto dagli angeli, e I Monaci (o Venerdì Santo). Alcune opere grafiche documentano anche come il suo sguardo si indirizzi progressivamente verso l’Oriente – dove il pittore, tra l’altro, non si recò mai – manifestando un particolare interesse per i suoi costumi e per le pratiche legate alla religione musulmana.

Una serie di sculture in marmo, bronzo e terracotta di artisti dell’epoca - come Alfonso Balzico, Adriano Cecioni, Giovanni Focardi, Giacomo Ginotti, Achille D’Orsi, Vincenzo Gemito, Domenico Trentacoste, Giuseppe Renda, Mario Rutelli - è messa in rapporto con i dipinti di Morelli attestandone spesso l’influenza. Varie opere su tela di altri pittori infine, - Gioacchino Toma, Eduardo Dalbono, Achille Talarico, Gaetano Previati, Paolo Vetri -, e un pastello di Francesco Paolo Michetti, sono messe in dialogo con le soluzioni compositive dell’artista.

Foto: sito ufficiale turismoroma