Piè di marmo

Nascosto alla fine di un vicolo del Rione Pigna, a pochi passi dal Pantheon, un alto piedistallo sorregge un sorprendente piede di marmo, lungo più di un metro, a cui i romani sono particolarmente affezionati e che ha dato il nome alla via omonima. È all’apparenza tutto quel che resta di una colossale statua romana che, fatte le dovute proporzioni, doveva essere alta ben otto metri, più o meno come una casa di due piani.

Scolpito in un unico blocco di marmo con la sua base, il piede (il sinistro, per la precisione) indossa la crepida, una tipica calzatura di origine greca: un sandalo con suola dal bordo rialzato e lacci di cuoio che si avvolgevano attorno al collo del piede. La statua che lo calzava – forse un acrolito con il corpo in legno rivestito da veri panneggi – era probabilmente collocata nel più importante santuario egizio a Roma, il cosiddetto Iseo Campense, lo sfarzoso e grandioso tempio dedicato a Iside e Serapide. Anche se nulla o quasi è sopravvissuto delle sue strutture, i piccoli obelischi, le sfingi, i leoni e i resti delle altre statue che lo ornavano si possono incontrare ancora oggi tra le vie e i musei della città: provengono dall’Iseo, per esempio, la piccola gatta sul cornicione di Palazzo Grazioli e la cosiddetta Madama Lucrezia di piazza San Marco.

Nel Cinquecento il piede di marmo era accostato al muro di un palazzo all’imbocco dell’attuale via del Piè di marmo con piazza del Collegio Romano. Nel 1878, però, per non ostacolare il passaggio del corteo funebre del re Vittorio Emanuele II, fu spostato indietro di qualche metro e sistemato nella posizione attuale, in via Santo Stefano del Cacco. E anche in questa via si fa sentire il ricordo del tempio dedicato alle divinità egizie: “cacco” sarebbe infatti la storpiatura popolare di macaco, soprannome affibbiato a una statua trovata in zona che raffigurava il dio Thot nelle sembianze di un babbuino.