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Il treno di Pio IX a Centrale Montemartini

Sala del Treno, Centrale Montemartini

Centrale Montemartini è un museo atipico, un luogo unico in cui giganteschi macchinari e possenti turbine fanno da quinta a statue di marmo e reperti del mondo classico, in un connubio originalissimo tra arte antica e archeologia industriale. Ma negli spazi di quella che fino al 1963 era stata una moderna e funzionale centrale termoelettrica, voluta nel 1912 dall’ingegner Giovanni Montemartini, ha trovato casa anche una spettacolare e altrettanto atipica opera d’arte e di ingegneria, che racconta una pagina della storia moderna di Roma.

Il papa in treno

La ex Sala Caldaie n. 2 del museo ospita infatti dal 2016 le carrozze del treno di papa Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, salito al soglio pontificio nel 1846. Diversamente dal suo predecessore, il nuovo pontefice si era mostrato da subito attento a quel mezzo di trasporto che da alcuni anni sferragliava in molti Stati europei e già all’indomani della sua elezione aveva nominato una commissione incaricata di studiare progetti per la costruzione di linee ferroviarie che collegassero Roma ai principali centri dello Stato Pontificio. Costretto a riparare a Gaeta in seguito ai moti del ‘48 e alla breve esperienza della Repubblica Romana, Pio IX aveva poi sperimentato di persona la portata innovatrice della ferrovia. Su invito e in compagnia del Re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone, il pontefice aveva infatti affrontato il suo primo viaggio in treno da Portici a Pagani, la prima ferrovia costruita sul suolo italiano, per poi visitare il Reale Opificio di Pietrarsa, le officine siderurgiche dove venivano realizzate anche le potenti locomotive napoletane.

Un dono moderno e prezioso

Al suo ritorno a Roma nella primavera del 1850, ebbe quindi inizio un frenetico susseguirsi di iniziative di collegamenti ferroviari: la prima linea (linea Pio Latina) a essere inaugurata, nel luglio del 1856, percorreva i 19 chilometri tra Roma e Frascati in poco più di mezz’ora. Qualche anno dopo, le linee ferroviarie costruite nello Stato Pontificio coprivano già più di 300 chilometri, con la Roma-Civitavecchia (linea Pio Centrale), la Roma-Velletri-Ceprano e la Roma-Ancona-Bologna. In questo clima di entusiasmo per le ferrovie arrivò così inevitabilmente anche il primo treno papale, commissionato dalle società “Pio Centrale” e “Pio Latina” come dono di ringraziamento per il pontefice. Costato la stratosferica cifra di 140mila franchi, il treno era stato realizzato in Francia ed era arrivato nella città dei papi al termine di un viaggio lungo e avventuroso: via fiume fino a Marsiglia, poi via mare fino a Civitavecchia e infine di nuovo via fiume fino al porto fluviale di Ripa Grande. Il 3 luglio 1859 il piccolo e prezioso treno compiva il suo viaggio inaugurale, entrando trionfalmente nella stazione di Cecchina accolto da una folla trepidante, dopo essere partito dalla stazione di Porta Maggiore, allora capolinea delle linee ferroviarie pontificie.

Fregi, broccati, velluti e dorature su rotaie

La potente locomotiva del treno trasportava tre vagoni, vere e proprie opere d’arte su rotaie. La prima carrozza, parzialmente aperta, è la cosiddetta Balconata: una “loggia mobile” per le benedizioni papali, riccamente decorata da colonnine tortili dorate, fregi vegetali e fiori di rame cesellato all’esterno e, all’interno, da dorature e velluti, con un finto velario cosparso di stelle sulla volta. Non meno bello era il secondo vagone, la Sala del trono, con un piccolo appartamento annesso a uso privato del pontefice. A dominare l’interno erano le tonalità papali del bianco e del giallo, con filamenti d’oro e d’argento che rendevano l’ambiente ancora più prezioso. Al centro era posto scenograficamente il seggio papale, sormontato da un baldacchino e realizzato con la tecnica capitonné, una lavorazione molto in voga nell’Ottocento. Sculture di rame argentato e dorato, fregi e rilievi ornavano anche l’esterno della sontuosa Carrozza della Cappella, dove il papa tenne messa durante uno dei suoi viaggi. Artigiani e artisti francesi di fama, come i pittori Gérôme e Cambon, attesero alle sue decorazioni: oltre agli ovvi soggetti di carattere sacro, nelle vele della volta troviamo la raffigurazione delle benedizioni impartite da Pio IX a una ferrovia e a un porto, le più moderne infrastrutture di trasporto dell’epoca.

L’ultimo viaggio

Di lì a pochi anni la storia di Roma avrebbe cambiato radicalmente direzione: l’attività del treno fu quindi piuttosto breve e il papa compì pochissimi viaggi. Dopo il 1870 e la presa di Roma, le tre carrozze furono ospitate a lungo in una rimessa della stazione Termini, dove furono depredate di alcuni ornamenti. Nel 1911, per celebrare il cinquantenario del Regno d’Italia, il treno di Pio IX venne esposto in veste di cimelio storico a Castel Sant’Angelo per essere poi trasferito nel 1930 nel neonato Museo di Roma, all’epoca in via dei Cerchi. Di qui, il 2 agosto del 1951, dopo una spettacolare sfilata per le vie della città a bordo di un carrello ferroviario, i vagoni arrivarono nella nuova sede del museo a Palazzo Braschi, dove furono sistemati negli ambienti al piano terra affacciati su piazza Navona, di fatto escludendo la possibilità di accesso da quel lato. E proprio per recuperare la splendida vista del palazzo sulla Fontana dei Quattro Fiumi, lo spettacolare convoglio ferroviario ha infine trovato la sua definitiva collocazione nelle ampie e luminose sale della Centrale Montemartini.

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