Allo scadere dell’anniversario dei cinquecento anni dalla morte di Raffaello, e dopo oltre un anno di restauri effettuati in sede in un box apposito, la pala nota come “Deposizione Baglioni” torna sulle pareti della Galleria Borghese, che lo ospita dalla seconda metà dell’Ottocento.
La nuova posizione e illuminazione mettono in risalto ancora di più la bellezza del dipinto, datato 1507 e commissionato da Atalanta Baglioni in memoria del figlio, rappresentato dal giovane che porta il Cristo, morto in una congiura pochi anni prima. Ripresa da Caravaggio un secolo dopo, la composizione di Raffaello fonde insieme il tema iconografico della Pietà, in cui è evidente l’influenza esercitata da Michelangelo, e quello della sepoltura di Gesù in una soluzione innovativa che utilizza un nuovo linguaggio espressivo.
Il quadro, un capolavoro di quasi 4 metri quadri, è realizzato su una tavola di pioppo le cui inevitabili deformazioni saranno sottoposte d’ora in poi a un costante monitoraggio per mezzo di tecnologie sofisticate. Il restauro ha permesso inoltre di scoprire nuovi particolari, per esempio l’utilizzo di più tecniche contemporaneamente e il ripensamento che portò l’artista a cancellare una figura per non sacrificare il paesaggio sullo sfondo.