Accompagnata da due quinte di pini, gli alberi simbolo di Roma dall’antichità, l’ampia passeggiata che collega piazza Venezia con il Colosseo prende la sua denominazione attuale dai resti dei fori di età imperiale che si possono ammirare percorrendola.
Inaugurata nell’ottobre del 1932 con il nome di via dell’Impero, la via rientrava nel programma di demolizioni e sventramenti che a partire dalla fine dell’Ottocento mutarono il volto della città papale, intensificandosi nel periodo fascista. Scenografica e monumentale, la lunga passerella era funzionale alle celebrazioni del regime; al contempo, i resti dei fori di Cesare, di Augusto, di Nerva e di Traiano rimessi in luce simboleggiavano la rinascita della romanità, un tema caro all’ideologia fascista. Il progetto di apertura della nuova strada non aveva però solo un pretesto archeologico: insieme alla via del Teatro di Marcello, allora via del Mare, aperta dalla parte opposta del Monumento a Vittorio Emanuele II, la strada avrebbe infatti dovuto risolvere i problemi di viabilità e traffico della nuova città, collegando i nuovi i quartieri periferici meridionali con il centro storico.
Per l’apertura del nuovo asse viario, venne demolito un popoloso quartiere (il quartiere Alessandrino voluto alla fine del XVI secolo dal cardinale Michele Bonelli), ricco di case e palazzi, chiese e monasteri rinascimentali e medievali, ritenuti di scarsa importanza rispetto ai monumenti antichi. Fu addirittura tagliata una collina (la Velia) per rendere il Colosseo il traguardo visivo di tutta la strada e aumentarne la spettacolarità. Pochi furono i monumenti risparmiati: tra questi, le chiese dei Santi Cosma e Damiano e dei Santi Luca e Martina e Tor dei Conti.
La strada ha assunto il nome attuale alla fine della Seconda guerra mondiale; a partire dal 1950, vi si svolge l’annuale parata del 2 giugno, nell’ambito delle celebrazioni per la Festa della Repubblica Italiana. Interrotta nel 1977, la parata è tornata nel cerimoniale nel 2000.
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