
C’è un bar, da qualche parte tra la realtà e il sogno, dove l’aria profuma di vino, risate e canzoni che non muoiono mai. Si chiama Bar Califfo, e dietro il bancone, al posto del solito barman, sembra esserci, sorridente, Franco Califano.
Lì, tra bicchieri mezzi pieni e note che fluttuano leggere, arrivano i ragazzi dell’Orchestraccia, con la loro energia contagiosa e quella romanità sincera che sa di strada, teatro e poesia.
Dopo il successo di Trattoria Orchestraccia, la band torna al Teatro Olimpico per un nuovo viaggio nel cuore della musica italiana. Ma questa volta non è solo uno spettacolo: è un incontro. Un brindisi collettivo al “Califfo”, all’uomo e al loro mito, al poeta che ha scritto e cantato la vita in tutte le sue sfumature — dalla malinconia più dolce all’ironia più spudorata e a volte amara.
Al Bar Califfo si aggirano quindi i “loschi figuri” dell’Orchestraccia per raccontare le serate infinite tra osterie, chitarre e sorrisi stanchi ispirati al grande e compianto poeta della canzone italiana, autore di tanti indimenticabili capolavori.
E nel gioco delle parole e delle note, l’Orchestraccia tesse un omaggio sincero, ironico e commovente, restituendo al pubblico il ritratto più vero di Califano: quello di un uomo che ha vissuto senza maschere, libero e innamorato della vita.
Sul palco, Marco Conidi con la sua voce inconfondibile, Guglielmo Poggi, Angelo Capozzi, Salvatore Romano, Fabrizio Fratepietro, Alessandro Vece, Emanuele Bruno, Mario Caporilli e Claudio Mosconi danno vita e corpo a un racconto che è insieme concerto, confessione e festa.
Cento minuti di musica e teatro, di risate e nostalgia, di quella leggerezza che solo i grandi e i loro interpreti sanno regalare. E quando cala il sipario, resta solo una certezza: che del Califfo, ancora oggi, non ci si stanca mai. Il resto — lo sapeva bene lui — è solo noia.
Il programma potrebbe subire variazioni
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