Fabrizio Clerici. L’atlante del meraviglioso

Un prezioso fondo storico, acquisito nel 2021, e un nutrito corpus di opere in mostra raccontano alla Galleria Nazionale la storia e l’immaginario di un artista enigmatico, un grande protagonista dell’arte italiana del Novecento la cui opera è stato esposta al MoMa, al Museo Guggenheim di New York, al Centre Pompidou di Parigi, al Museo Puškin di Mosca, ai Musei Vaticani e in prestigiose collezioni private e pubbliche.

Artista estremamente colto e dalla curiosità enciclopedica, raffinato pittore, scenografo e illustratore con un’incomparabile capacità di inventiva, Fabrizio Clerici ha dato vita con la sua fantasia sconfinata a universi onirici ricchi di fascino, scaturiti da un repertorio culturale vastissimo, che va dall’antichità classica alla mitologia, ma anche dai movimenti del suo inconscio, dall’inquietudine che appartiene al suo animo ma anche all’umanità del Novecento.

La formazione da architetto e l’incontro giovanile con Alberto Savinio sono elementi fondamentali del suo percorso artistico, che lo vede orientato al surrealismo ma con un’ispirazione metafisica. Oltre un centinaio di opere, tra dipinti, incisioni e opere su carta, sono affiancate nel percorso espositivo da documenti, fotografie, lettere, articoli, oggetti di design, bozzetti teatrali, libri d’artista e prime edizioni, che ampliano lo sguardo sulla produzione di Clerici come scenografo, illustratore, designer e architetto.

Accanto a capolavori quali il Sonno romano del 1955, Le Confessioni palermitane del 1954 e la Minerva phlegraea del 1956-1957, sono presentati al pubblico i lavori di artisti precursori, come Alberto Martini, Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, di artisti affini attivi tra la metà degli anni Venti e la fine dei Cinquanta, tra cui Max Ernst, Leonora Carrington e Salvador Dalí, e di artisti più giovani che a lui si sono ispirati.