Chi oggi parla d’Europa non può più farlo senza confrontarsi con le sue contraddizioni più profonde. Negli ultimi anni, il continente è tornato ad abitare un paesaggio teso, attraversato da crisi politiche, riemersioni ideologiche, fratture storiche mai del tutto ricomposte. La sua stessa definizione – geografica, culturale, simbolica – si rivela ogni volta provvisoria, se non addirittura ambigua. È da questa necessità di rileggere l’Europa nella sua complessità che nasce il ciclo di seminari L’Europa tra violenza e utopia, promosso dall’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, in programma il 27 ottobre e il 3 dicembre 2025.
Il progetto si sviluppa come una riflessione critica e transdisciplinare attorno a una tensione che attraversa la storia europea fin dalle sue origini: da un lato la violenza – guerre, esclusioni, colonizzazioni – dall’altro l’utopia – la proiezione di un’idea comune, la costruzione di un destino condiviso. Concepiti in parallelo all’uscita del numero #21 della rivista Studiolo, i due appuntamenti offrono un terreno di confronto tra storici dell’arte, filosofi, artisti e teorici, invitando a ripensare l’immaginario europeo attraverso il prisma delle arti visive, delle rappresentazioni simboliche e delle mappe culturali in costante mutamento.
Il primo seminario, che si tiene il 27 ottobre, si apre con un intervento di Sylvain Piron, che condurrà il pubblico nel mondo visionario di Opicino de Canistris, un autore medievale dalla produzione straordinariamente moderna. Le sue mappe e i suoi scritti, concepiti nel pieno di una crisi psichica, mostrano un’Europa non come mera entità geografica, ma come figura spirituale e cartografica, intrisa di simbolismi e tensioni. Un’Europa che dialoga con l’Africa, che si confronta con il male, che tenta – attraverso l’immagine – di ritrovare un senso. A seguire, Jérôme Bazin proporrà una lettura inedita dell’Est europeo, lontana dagli stereotipi che lo relegano a laboratorio periferico. Attraverso una galleria di immagini e pratiche artistiche sviluppatesi tra XIX e XX secolo – dalla Bulgaria alla Polonia – emergerà un altro modo di pensare l’Europa: orizzontale, policentrico, capace di accogliere voci marginali e storie non lineari.
Il secondo appuntamento, previsto per il 3 dicembre, si concentra invece sul potere del mito e sul modo in cui esso continua a plasmare l’immaginario del continente. Jana Graul analizza la figura di Europa, la principessa fenicia rapita da Zeus, come figura fondatrice e metamorfica. Attraverso i secoli, la sua immagine si è intrecciata con le rappresentazioni artistiche del continente, assumendo ruoli diversi a seconda delle epoche e delle ideologie. Dal mito alla sua riscrittura contemporanea, l’intervento della storica dell’arte traccerà una genealogia simbolica dell’Europa che continua a interrogare il presente.
Chiude il ciclo un dialogo tra l’artista Mounira Al Solh e lo storico dell’arte Alessandro Gallicchio, a partire dal progetto A Dance with her Myth, presentato alla Biennale di Venezia nel 2024 e recentemente riallestito al Bonnefanten Museum. A partire dalla figura mitologica di Europa, il loro scambio affronterà i grandi racconti fondativi ma anche le fratture attuali: quelle della memoria, dell’identità, della migrazione. L’arte si fa così spazio di riscrittura e resistenza, capace di far emergere voci sommerse e nuove forme di racconto collettivo.
I seminari si tengono presso il Grand Salon di Villa Medici, dalle 15.00 alle 18.00, con ingresso gratuito su prenotazione.
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