Il progetto si concentra su quegli spazi solitamente inaccessibili al pubblico, come l’Archivio fotografico, i depositi e i laboratori di restauro.Hidden Collections affronta l’archeologia come un dispositivo critico, al pari della fotografia, capace di selezionare, isolare e interpretare. L’immagine diventa così uno strumento per interrogare la memoria e la testimonianza, mettendo in discussione il confine tra visibile e invisibile.Il cuore della mostra è rappresentato dall’Archivio fotografico del Museo Nazionale Romano, ospitato a Palazzo Massimo, esplorato come un vero e proprio terreno archeologico, in cui le fotografie diventano reperti da scavare e ri-mediare, attraverso una riflessione e una ricerca sul tema del nascondimento, dell’isolamento e della mascheratura.Il processo di riproduzione e archiviazione dei reperti diventa esso stesso materia d’indagine: maschere, cancellazioni e altre tecniche pensate per isolare e rendere leggibile l’oggetto fotografato finiscono per generare nuove stratificazioni di senso. Così, ciò che doveva essere sfondo invisibile si carica di presenza; ciò che era atto tecnico si rivela gesto critico, svelando possibilità inattese di lettura.
A cura di Alessandro Dandini de Sylva, con il coordinamento di Agnese Pergola che propone un allestimento in dialogo con le opere e gli spazi del Museo.La mostra è parte del più ampio progetto di committenza fotografica vinto dal Museo Nazionale Romano con il Bando Strategia Fotografia 2024 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, per il quale il fotografo Giorgio Di Noto ha portato avanti una ricerca visiva sul patrimonio invisibile del Museo.
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