Vincenzo Bolognese, violino
Reggere la fatica e la concentrazione mentale dell’esecuzione di un’opera considerata la summa del virtuosismo paganiniano, è impresa destinata a pochi strumentisti, che, generalmente, si cimentano in questo genere di sfide in gioventù, quando la prestanza fisica consente molte ore di studio giornaliero.Tuttavia tali esecuzioni restituiscono un lavoro in cui spesso il virtuosismo risulta essere algido sfoggio di abilità tecnico-esecutive, mentre assai sullo sfondo rimangono le qualità musicali di questi studi, nei quali vive tutto un mondo poetico, di ricerca sonora, timbrica, melodica e formale di estremo interesse. Vincenzo Bolognese, nel pieno della sua maturità strumentale, ne ha, viceversa, messo in grande risalto ogni aspetto, e anche il lato più virtuosistico, restituito con una tensione impressionante, non è mai fine a se stesso, ma si teatralizza in curve drammatiche sapientemente dosate, in fraseggi tesi e in variazioni timbriche inesauribili. Non un concerto per tecnici, dunque, ma una serata godibilissima per un pubblico eterogeneo.
Il programma potrebbe subire variazioni
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