Il monumento fu scoperto intorno agli anni ‘40, sotto un casale demolito durante gli sbancamenti effettuati per costruire la via Imperiale, ora via Cristoforo Colombo. Nel 1991-92 venne portato avanti un intervento di restauro conservativo e valorizzazione.
Si tratta di una grande cisterna circolare dell’inizio del II secolo d.C. accanto alla quale vi sono i resti di un’altra struttura addossata ad essa, sempre di forma circolare, ma di dimensioni più ridotte e di incerta funzione. La conserva idrica all’interno si presenta con un vestibolo trapezoidale che immette in un corridoio anulare coperto a volta e suddiviso in dieci vani comunicanti; mediante un ingresso piuttosto basso si entra nell’ambiente centrale che ha un diametro di quasi 3 metri ed è chiuso da una cupola.
Costruita in opera reticolata, tutta la cisterna era rivestita internamente di signino che i romani utilizzavano per rendere impermeabili le pareti e i pavimenti a contatto con l’acqua. Nel corso dei secoli è probabilmente scomparso l’acquedotto che doveva provvedere alla sua alimentazione idrica, mentre si è conservato un condotto di scarico che partiva dal vestibolo e raggiungeva l’esterno, in prossimità della scala moderna di accesso al monumento.
Nell’area era presente anche un sepolcreto del II-IV secolo d.C., testimoniato dalla presenza di un frammento di sarcofago riutilizzato nella copertura della cisterna e di altri numerosi frammenti di epigrafi funerarie rinvenute all’interno del monumento.
Foto: Sovrintendenza Capitolina
Cisterna romana delle Sette Sale
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