La formula delle conferenze cantate di Mauro Gioia ricalca il modello delle amate lezioni di storia realizzate negli anni dall’Auditorium per proporre un percorso di analisi della canzone e dei suoi protagonisti a partire da un focus su Napoli e la sua produzione. Tra materiali d’archivio, incisioni rare che tornano in vita grazie all’ascolto dal vivo di 78 giri storici e brani iconici interpretati dalla voce del conferenziere-cantante Mauro Gioia e ospiti, musicali e non, il primo appuntamento, il 21 gennaio, è con Enrico Caruso. Anzi, con tutto quello che ancora non sapete su di lui.
Si chiama “Enrico Caruso, la prima pop star della storia” e parte dal mistero della morte del tenore napoletano – che si spense a soli 48 anni proprio cento anni fa – per ricostruire la carriera artistica e la vita personale fatta di eccessi, amori travagliati, aule di tribunale. Ma ci sarà spazio anche per il Caruso americano diventato ambasciatore del Made in Italy a tavola e della canzone napoletana nel mondo, dai maccheroni a Core ‘ngrato. La conoscete la ricetta degli spaghetti Caruso?
La seconda conferenza cantata, in programma il 4 marzo 2022, si intitola “Cantanti Alfa”, ed è dedicata al tema del maschio nella canzone napoletana tra senso di colpa, femminicidio e mammismo. Tra le due guerre era comune ascoltare canzoni napoletane nelle quali un uomo supplica un giudice di rilasciarlo perché considera giusto aver ucciso la sua donna; o un altro confessare “l’ho sfregiata ma le voglio ancora bene”. E accanto alla violenza c’è l’amor folle per la mamma. La realtà cantata in quegli anni è, purtroppo, ancora quotidianamente alla ribalta delle cronache e racconta la costruzione della mascolinità tossica.
La terza e ultima conferenza del ciclo, il 7 maggio, affronta il tema della canzone, dell’ecologia e del cibo e nasce dalla penna dello scrittore Antonio Pascale. Racconteremo la "natura" delle canzoni napoletane; quella botanica che racconta di fiori, frutti, alberi, e la loro natura musicale e storica attraverso un florilegio di incisioni e canzoni primaverili. Non solo. I primi dischi a 78 giri erano vegani ben prima che questa tendenza esplodesse. Certo l’idea non era quella di essere “biologici” o “verdi”, ma di rispettare una scienza - quella della fabbricazione dei dischi - a partire da materiali “organici”. Dischi di una plastica talmente “naturale” che qualche buontempone ha persino pensato di farceli bere in un cocktail.